La storia del Barolo è una storia d’amore: Inizia con il matrimonio di Carlo Tancredi Falletti di Barolo, l’ultimo Marchese di Barolo, colui che chiuse la storia di una grande dinastia aristocratica, con la marchesa Juliette Colbert.

Il successo di questo vino è decretato proprio da Juliette, che lo promuove alla corte dei Savoia e nelle varie corti europee. Si narra che un giorno re Carlo Alberto abbia chiesto alla Marchesa perché non gli avesse fatto ancora assaggiare il celebre vino che veniva prodotto nelle zone del Castello di Barolo, residenza di villeggiatura della nobile famiglia. Dopo pochi giorni – scrive Domenico Massè nel suo testo “Il paese di Barolo” – Torino assisté ad un spettacolo inedito: le vie della città furono attraversate da carri della Marchesa contenenti vino, diretti al Palazzo Reale – precisamente trecentoventicinque, uno per ogni giorno dell’anno, tolti i quaranta giorni della Quaresima. Ma Jiuliette era davvero interessata a dare un futuro e un prestigio stabile alla qualità del suo vino, per questo sembra che abbia chiesto all’amico Cavour la consulenza dell’enologo francese Oudar, che collaborava dal 1843 con il Conte nella produzione del vino Barolo nelle cantine di Grinzane. E sarà proprio questo personaggio a dare un contributo significativo al Barolo, vinificandolo alla francese.
Il Barolo in precedenza doveva essere un vino dolce e leggermente spumeggiante, rosato.
L’uva nebbiolo matura tardivamente ed è possibile ipotizzare che a quei tempi i primi freddi interrompessero la fermentazione. Prima degli interventi di Giulia, la fermentazione avveniva all’esterno nei portici; in seguito, furono realizzate le cantine sottoterra.
Creando un microclima protetto, si poté, allora, invecchiare il vino, tenendo sotto controllo la temperatura, rendendolo fermo e di ampia struttura.
Una testimonianza significativa rimane quella dello storico Massè, che dice: “… a creare quel tipo di vino che va ora sotto il titolo di Barolo furono i Marchesi Falletti al principio dell’Ottocento, i quali lo producevano con ogni cura nelle loro estesissime tenute di Barolo…”. Precisando poi che “chi, dopo i Marchesi Falletti molto contribuì a dare fama al Barolo… fu il Conte Camillo di Cavour”. Queste preziose iniziative portano ad un vino secco e a passaggi in botti prima dell’imbottigliamento.
Da allora, più di un secolo dopo, la nostra cantina cerca di ritrasmettere con questo vino l’amore e la passione dei due amanti!